Il Parco naturale del Sasso Simone e Simoncello è una delle quattro aree protette istituite dalla Regione Marche. Il parco, nato nel 1994, è situato nel Montefeltro, ma, in seguito all’aggregazione dell’Alta Valmarecchia all’Emilia-Romagna, il territorio del Parco è in parte nella provincia di Rimini (area occidentale) ed in parte in quella di Pesaro-Urbino (area orientale).
I maggiori rilievi sono i Sassi Simone e Simoncello, il monte Canale, il Monte Carpegna e il Monte Palazzolo (un piccolo monte nei comuni di Montecopiolo e Pennabilli), con quote tra 670 m e i 1415 m s.l.m.
Il Sasso di Simone è un enorme blocco di roccia calcarea che si erge come un parallelepipedo regolare dalle montagne dell’Appennino riminese, raggiungendo un’altitudine di 1204 m s.l.m. e dominando la regione del Montefeltro.
Costituito da sedimenti marini terziari, depositatisi nel Tirreno settentrionale, costituisce un frammento delle falde rocciose appenniniche che, emergendo dal mare e traslando da occidente ad oriente, sono andate via via frammentandosi e oggi presenti in affioramenti, lungo tutta la catena appenninica, dal Casentino al Monte Fumaiolo e fino all’Adriatico, e terminano a settentrione con la rupe del Monte Titano a San Marino.
Secondo un cronista del Settecento dalla sua sommità sarebbe stato possibile vedere la costa dell’Adriatico da Venezia ad Ancona. Sembra debba l’origine del suo nome ad un eremita venuto dall’oriente, detto appunto “Simone”, che stabilì qui la sua isolata dimora spirituale. Come dimostrano i reperti rinvenuti sull’altopiano il sasso fu frequentato fino dall’età del bronzo.
Sasso Simone fu scelto da Cosimo I nel 1565 nel contesto di un disegno politico perseguito a difesa e potenziamento dello stato di Firenze per costruirvi una città-fortezza che verrà denominata “Città del Sole”, toponimo analogo a quello di “Terra del Sole”, l’altra città-fortezza medicea costruita in terra romagnola. Infatti Sasso Simone rappresentava un nodo strategico del Granducato di Toscana in contrapposizione al castello di San Leo nel Montefeltro. Fu progettata dagli architetti Giovanni Camerini e Simone Genga, venne utilizzata nella sua doppia funzione sia di città militare che civile per quasi un secolo, poi, per avverse condizioni naturali e le mutate condizioni politiche la sua costruzione non fu completata e la città venne abbandonata definitivamente alla fine del XVII secolo; soltanto una strada lastricata ed alcuni ruderi rimangono oggi a testimonianza dell’ambizioso insediamento.
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