Nei pressi dell’antico Miratoio (il Castrum Miratorii) sono accatastate alcune piccole grotte, la cui origine non è legata a fenomeni carsici veri e propri. Il poggio di Miratoio è costituito infatti da roccia prevalentemente arenacea, intensamente fratturata ed oggetto di crolli che hanno determinato la presenza di cavità ben note e storicamente frequentate.
“Tana di Barlaccio” o “Antro di Barlac’”
E’ una grotta posizionata sul versante Nord del rilievo denominato “i Morroni”, strapiombante verso Cà La Petra, a circa 900 m. s.l.m, sotto l’antico Miratoio. Ha ingresso di forma trapezoidale ed è dovuta alla presenza di una importante frattura che ha profondamente governato la disarticolazione della formazione rocciosa. Al termine della II guerra mondiale, la grotta è stata il rifugio per alcuni soldati sloveni fuggiti da un campo di prigionia in Anghiari e dunque letteralmente nutriti, per più mesi, dalla gente di Miratoio.
Grotta del “Beato Rigo”
E’ la cavità più nota poiché la tradizione vuole sia stato il ricovero e luogo di penitenza dell’eremita Agostiniano Beato Rigo (Arrigo o Rigo o Enrico, così diversamente indicato nelle fonti), vissuto nel XIV secolo. All’interno della grotta si rileva un gradino a guisa di inginocchiatoio.
Anziani residenti testimoniano che, prima di alcuni crolli, la grotta sarebbe stata molto più sviluppata.
Grotta della “Tana Buia”
E’ caratterizzata da due impervi e scomodi ingressi.
Da quello verticale si accede con fatica e solo tramite apposita attrezzatura. Durante la II guerra mondiale, la grotta divenne luogo di ricovero per i beni delle famiglie di Miratoio che furono costrette ad abbandonare temporaneamente il borgo (1944).
Nell’area limitrofa esistono altre cavità minori, difficili da esplorare, i cui rilievi sono in via di definizione. Testimoni raccontano di un’altra grotta denominata “Spacco del diavolo” o “Grotta dei pipistrelli”, lunga almeno 40 metri, posizionata a quota 865 m. s.l.m. al di sopra dell’attuale borgo, ma con accesso ostruito da detrito.